Notizie, approfondimenti, attività, curiosità, creazioni, podcasts, etc. La voce dei ragazzi dell'I.C. Alberto Sordi di Roma
Vi propongo 3 posti da visitare a Roma quando vi annoiate per il weekend. Zoo Il Giardino Zoologico di Roma fu inaugurato oltre 100 anni fa. All’epoca gli zoo avevano uno scopo puramente ricreativo, l’unico obiettivo era il divertimento del pubblico attraverso l’esposizione di animali […]
Tutto il resto è passionEp.1 dei “bicicibi” Filippo, Gabriele, Lavinia e Sofia A presto con l’episodio 2 ——————————————————————————————————————— Se volete iscrivetevi al canale di Gabry: WADE TM – YouTube ———————————————————————————————————————
PodcastsIo e Bianca, ogni martedì, andiamo in biblioteca per scrivere articoli per il giornalino. Sugli scaffali della biblioteca di metallo c’è una calamita con raffigurato Don Bosco. Ogni volta prendiamo questa calamita e ci ispiriamo per scrivere articoli più creativi. La calamita ha una forma […]
Passato, presente e futuroAlla fine di ottobre, alla quarta ora, nella nostra classe, i 3 professori di educazione fisica con la professoressa di italiano sono entrati con aria determinata. Gli alunni sorpresi, quasi spaventati, non avevano idea di cosa si sarebbe parlato. Tra il brusio generale, la professoressa […]
Passato, presente e futuro Succede da noiAlla fine di ottobre, alla quarta ora, nella nostra classe, i 3 professori di educazione fisica con la professoressa di italiano sono entrati con aria determinata.
Gli alunni sorpresi, quasi spaventati, non avevano idea di cosa si sarebbe parlato.
Tra il brusio generale, la professoressa d’Onofrio ha scritto alla lavagna la parola “empatia”.
Nessuno sapeva veramente il motivo di questo intervento e, alle richieste di spiegazioni degli alunni, i professori non hanno dato una risposta precisa.
La domanda principale è stata: “che cos’è l’empatia, come possiamo aiutare gli altri affinché nessuno si senta escluso”?
Il silenzio è stato tombale.
Quanto accaduto quel giorno dimostra che in effetti il concetto di empatia, e comunque l’attenzione ai bisogni dell’altro, non è tra le nostre priorità. Probabilmente perché non la conosciamo o probabilmente perchè tendiamo ad ignorare i problemi degli altri.
C’è un modo per cambiare le cose?
Forse alzare lo sguardo e fissare negli occhi chi si ha di fronte. Forse tendere la mano a chi è in difficoltà potrebbe aiutarci a creare un ambiente più accogliente per tutti.
Spesso, troppo spesso, non ci preoccupiamo dello stato d’animo della gente che ci circonda.
Purtroppo tendiamo a scappare dalle nostre emozioni e questo alle volte ha delle conseguenze davvero negative. Scappiamo perché ci travolgono e non ne sosteniamo il peso, scappiamo perché la società le mette in secondo piano, sembrano quasi solo dannose. Invece non riconoscere le proprie emozioni non ci farà riconoscere quelle degli altri. Il razzismo, il bullismo, la violenza in generale molto spesso ha questa origine. Non consideriamo gli altri per come sono, ma solo per quello che possono servire a noi e possono darci. Vivere in una società così può davvero diventare un incubo.
Per comprendere l’altro dobbiamo riconoscere le sue diversità e accettarle.
Essere empatici vuol dire, probabilmente, essere migliori.
Aurora Serapiglia – Maria Chiara Angelillo
Se io fossi in seconda b anch’io fossi scriverei… Se io fossi un pennello un bosco dipingerei se fossi matita i più begli animali dalle mille zampe, pinne ed ali, con fantasia e molti colori rappresenterei. Se io fossi pagina mille parole conterrei, per narrare […]
In punta di penna Succede da noiSe io fossi in seconda b anch’io fossi scriverei...
Se io fossi un pennello un bosco dipingerei
se fossi matita i più begli animali
dalle mille zampe, pinne ed ali,
con fantasia e molti colori rappresenterei.
Se io fossi pagina mille parole conterrei,
per narrare storie d’avventura,
di luoghi lontani ed eroi senza paura.
Se io fossi penna di tutto ciò tante pagine riempirei.
Se io fossi piano, molto forte mi sentiresti
e con la mia allegra melodia
per le strade felice danzeresti.
Se ci vedessi così pieni di allegria
anche tu sorrideresti
e ti uniresti alla nostra compagnia.
Elisabetta Senni
Se io fossi fuoco, gli irrispettosi brucerei;
se io fossi acqua, li vorrei inondare;
se io fossi vento, volare li farei;
se io fossi Dio, li avrei fatti vergognare;
se io fossi la loro madre, non li avrei fatti mangiare;
se io fossi la giustizia, me ne sarei andata;
se io fossi malattia, già li avrei fatti contagiare;
se io fossi vita, mi sarei già annullata;
se io fossi casa loro, andrei in fiamme;
se io fossi lo stipendio, li avrei pagati in stuzzicadenti;
altro che in gemme;
se io fossi Beatrice sarebbero tutti incidenti;
non li avrei trattati così ma con un lanciafiamme;
e finirei la frase con “accidenti”
Beatrice Gaspari
Se fossi medico, curerei malati;
se fossi cuoco, cucinerei pranzi;
se fossi scrittore, scriverei romanzi;
se fossi poliziotto, arresterei ricercati;
se fossi albero, sarei solida,
perché avrei radici profonde;
se fossi fiore di montagna, saprei che si diffonde
il mio profumo nell’aria gelida.
Se fossi lupo, sarei capobranco,
difenderei la famiglia da un intruso;
sarei forte, agile e mai stanco.
Se fossi poeta, sarei confuso
dal sonetto scritto qui a fianco,
ma sono Greta e ho concluso.
Greta Sofia Breccolotti
Se io fossi fuoco brucerei il tuo cuore,
se io fossi vento soffierei il tuo nome sulla sabbia,
se io fossi acqua bagnerei tutta la tua rabbia,
se io fossi Dio spargerei solo amore.
Se io fossi papa eliminerei la sofferenza,
è l’unica cosa che desidererei.
Se io fossi imperatore, sai che farei?
Condannerei ogni tipo di violenza.
Se io fossi morte darei solo carezze,
se io fossi vita sceglierei una strada infinita.
senza paura nè odio, solo certezze.
Se io fossi Lorenzo rimarrei sempre un bambino,
per conservare l’innocenza e la voglia di giocare,
perchè non so ancora quale sarà il mio destino.
Lorenzo Lamberti
Se io fossi il fuoco, illuminerei i posti tristi e al buio;
se io fossi il vento, porterei aria fresca nei posti caldi;
se io fossi l’acqua, nei negozi per vendermi metterei saldi;
se io fossi Dio, di vita tesserei un telaio ;
se io fossi il papa, rappresenterei il mio Dio come a lui piace,
per la mia religione morirei;
se io fossi l’imperatore, sai che farei?
assicurerei a tutti una bella vita in pace.
Se io fossi la morte, andrei dai malati non curabili;
se io fossi la vita andrei dai bambini e dai sani;
allo stesso modo farei con gli animali spaventosi e adorabili.
Se io fossi Andrea, come sono e sono sempre stato,
vivrei la mia vita al massimo:
e non la sprecherei per tagliare il prato.
Andrea Filippo Corno
Se io fossi professoressa donerei
gioia e spensieratezza,
regalando a tutti una carezza
ed ogni alunno aiuterei
Se io fossi la dirigente
le ore da mezz’ora le farei
e le vacanze aumenterei
la ricreazione allungherei allegramente
Se io fossi la collaboratrice
tutto pulito manterrei,
dipingendo tutto con vivace vernice
Se io fossi Sofia sai cosa farei?
dato che lo sono e ne son felice
un comportamento giusto manterrei.
Sofia Vitali
Il sogno per Hamilton per recuperare Verstappen, per Max per allungare le distanze su Lewis, per la Ferrari per testare il nuovo motore ibrido, per Giovinazzi per conquistare il sedile per il prossimo anno nei confronti di Zhou, per noi tutti per inseguire i sogni di […]
Tutto il resto è passionIl sogno per Hamilton per recuperare Verstappen, per Max per allungare le distanze su Lewis, per la Ferrari per testare il nuovo motore ibrido, per Giovinazzi per conquistare il sedile per il prossimo anno nei confronti di Zhou, per noi tutti per inseguire i sogni di questi piloti e le loro scuderie.
La formula 1 è soprattutto questo: piloti, manager e proprietari delle scuderie inseguono un sogno di vittoria a tutta velocità e noi con loro.
Come avrete già capito mi piace molto la Formula 1, sono un appassionato e non riesco a perdermi nemmeno una singola gara. Fin da piccolo ho sempre adorato i “motorsport”, vedevo Valentino Rossi “impennare” dopo ogni vittoria e mi emozionavo; poi crescendo mi sono appassionato anche al calcio e al basket perdendo un po’ quella carica adrenalica per i motori.
Pochi mesi fa invece mi è ritornata la passione, ripartita dalla Formula 1 con la visione con un mio amico di un gran premio.
Da lì il passo da ”che sport insignificante…” a ”che sport magnifico…” è stato molto breve.
La Formula 1 non è seguita da molte persone delle mia età, ma mi piace proprio quella sensazione di felicità e stupore di trovarsi con una persona che come te è appassionata ad uno sport poco seguito.
Quello che mi piace degli sport poco seguiti è che chi li segue di solito è molto informato, non ci sono vie di mezzo e si apprende sempre qualcosa dalle discussioni fra gli appassionati.
Un’altra cosa molto bella della F1 è vedere e capire le tradizioni degli altri paesi vedendo le gare; ad esempio quando si corre in Messico le persone sono mascherate a tema “dia de los muertos” e capisci quando sia importante per loro questa ricorrenza.
Negli ultimi anni poi la Formula 1 sta avendo un notevole processo di espansione grazie alle bellissime gare tutte molto combattute come quelle di quest’anno con un campionato ancora apertissimo dove Hamilton e Verstappen sono a solo 12 punti di distanza.
Ovviamente in questo sport l’auto che ogni pilota guida ha un ruolo molto importante: quest’anno le migliori sono la RedBull e la Mercedes che, nonostante all’apparenza siano molto simili se non uguali, non considerando i colori, rendono in modo molto diverso.
La RedBull ha una macchina molto veloce che trova il suo punto di forza sulle piste con molte curve (anche dette a basso carico aerodinamico) mentre la Mercedes rende meglio nelle piste con molto rettilineo e poche curve (anche dette ad alto carico aereodinamico).
Poi ci sono i piloti che sono importanti ma certamente non possono fare miracoli: anche il miglior pilota senza una buona macchina ha poche speranze di vittoria.
Ogni scuderia -squadra- ha due piloti diversi ed una stessa macchina per entrambi. Ogni squadra ha un suo budget e la difficoltà è trovare il miglior bilanciamento possibile tra i due piloti con le stessa auto.
In totale le scuderie sono venti di cui quattro inglesi, due austriache, una statunitense, un’italiana e una della Svizzera.
Sentirsi parte di gare avvincenti tra la partenza, i giri del motore che salgono, le macchine che in un secondo passano da zero a cento chilometri orari e arrivano quasi a trecento, magari affrettandosi per il pranzo la domenica alle 14 quando i semafori si accendono e si spengono, in definitiva è un’emozione che consiglio a tutti.
Potremmo ritrovarci in questa emozione grandissima, potremmo poi incontrarci e parlarne assieme.
Leonardo Ghilardi
SCUDERIE E PILOTI DI QUEST’ANNO
COME SEPARARE LE SOSTANZE DI UN MISCUGLIO ETROGENEO Studiando scienze, abbiamo imparato che attraverso fenomeni ditipo fisico si possono separare le sostanze che compongono unmiscuglio eterogeneo, cioè un insieme di sostanze diverse.Come possiamo capire il concetto più facilmente? Facendo unesperimento! PROCEDIMENTO:Per prima cosa, formiamo il […]
Scienziati si diventaCOME SEPARARE LE SOSTANZE DI UN MISCUGLIO ETROGENEO
Studiando scienze, abbiamo imparato che attraverso fenomeni di
tipo fisico si possono separare le sostanze che compongono un
miscuglio eterogeneo, cioè un insieme di sostanze diverse.
Come possiamo capire il concetto più facilmente? Facendo un
esperimento!
PROCEDIMENTO:
Per prima cosa, formiamo il nostro miscuglio: prendiamo un po’
di segatura di legno e della limatura di ferro e poi li mescoliamo
su un piattino.
A questo punto dobbiamo separare le sostanze: il fenomeno
fisico che ci permetterà di farlo sarà la forza d’attrazione
magnetica.
Infatti, prendendo una calamita e passandola sopra il miscuglio,
pian piano la limatura di ferro si attaccherà su di essa,
separandosi dalla segatura che rimarrà nel piattino.
Con un esperimento, anche un parolone come “miscuglio
eterogeneo’’ diventa semplice e chiaro!
Rita Martino
Squid Game, due semplici parole che molto probabilmente vi rimandano a più di qualcosa. Si tratta di una serie tv coreana, lanciata in Italia da Netflix questo settembre, vietata ai minori di quattordici anni. Vi chiederete: qual è il problema? Nessuno, infatti. La questione si […]
Passato, presente e futuroSquid Game,
due semplici parole che molto probabilmente vi rimandano a più di qualcosa.
Si tratta di una serie tv coreana, lanciata in Italia da Netflix questo settembre, vietata ai minori di quattordici anni.
Vi chiederete: qual è il problema?
Nessuno, infatti.
La questione si pone solo quando il suo pubblico non ha una maturità “appropriata”.
E allora, giustamente, vi domanderete: in che senso maturità non “appropriata”?
Beh, credo che ci sia un solo senso in risposta a questa domanda, ovvero che l’età c’entri fino ad un certo punto.
Ovviamente è molto difficile che un bambino di 8 anni abbia già un maturità appropriata -a meno che il bambino in questione non sia un super intellettuale, utilizzi correttamente ogni congiuntivo possibile e adori le sinfonie di Beethoven- ma possiamo dire che tendenzialmente ad ogni età c’è una maturità corrispondente.
Dico questo perchè la serie sta avendo conseguenze terribili per i bambini.
Si sente di bambini che, giocando alla normalissima 1 2 3 … stella, hanno cominciato a bastonare chi si muoveva.
Ma non solo: ci sono state molte scene violente di bambini che senza una ragione concreta hanno preso a calci compagni di giochi di squadra.
Non sto assolutamente dicendo che i bambini siano stupidi, anzi, stessa cosa potrebbe succedere ad un ragazzo di quindici anni o uno stesso adulto che non abbia la maturità per capire il vero messaggio di Squid Game:
la società di oggi è fondata solo sul denaro, per quello si sacrifica e si uccide; le persone sono di serie a se ne hanno tanto, altre contano praticamente nulla.
Quindi, secondo me, il concetto vero è che non bisogna pensare di mettere al bando la serie in sé, ma piuttosto bisogna avere una maturità adeguata per vederla.
Ora, può essere fatto un divieto per le persone con poca maturità?
Certamente no.
Si stima che questa maturità possa avvenire grosso modo a quattordici anni, ma può naturalmente essere raggiunta anche prima, dopo o purtroppo, non raggiunta mai.
Quindi, in conclusione, il problema non è la serie, ma bensì il pubblico a cui arriva.
Alla fine, dunque, la decisione spetta al genitore o tutore che sia, il quale, dovrà essere consapevole di ciò che il proprio figlio sta guardando e valutare se la visione sia o meno adatta.
Sofia Duranti/ Chloé Baffi
Una mattina di Aprile, Luca e Alessandra si svegliarono presto per incontrarsi al parco e proseguire insieme la strada per andare a scuola. Luca era un ragazzo dai capelli di colore biondo lucente e gli occhi blu oltremare. Alessandra una ragazza con i capelli castani […]
In punta di pennaUna mattina di Aprile, Luca e Alessandra si svegliarono presto per incontrarsi al parco e proseguire insieme la strada per andare a scuola. Luca era un ragazzo dai capelli di colore biondo lucente e gli occhi blu oltremare. Alessandra una ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi e penetranti. Luca e Alessandra erano migliori amici da tre anni ed ogni giorno passavano del tempo insieme facendo i compiti, praticando sport, o andando insieme a scuola.
Quel giorno, arrivati a scuola, pensarono di trovare la loro classe come era sempre stata: i loro compagni erano un po’ caotici ma simpatici e mettevano sempre allegria e gioia. Quella mattina invece non era come tutte le altre, c’era qualcosa di strano nell’aria. Appena entrati in classe rimasero stupiti di quello che videro: anche se il professore Fortesi non era ancora arrivato, i compagni non erano in piedi a chiacchierare e ridere come facevano sempre, ma tutti seduti al proprio banco in silenzio, con gli occhi bassi, con aria di timidezza come se fosse stato il primo giorno di scuola. Luca e Alessandra si sedettero senza dire una parola e per attendere l’arrivo del professore. Il professore entrato in classe sembrava non accorgersi della strana situazione e per tutta la mattina i compagni si mostrarono impietriti come i due amici li avevano trovati. Rimasero per tutta la ricreazione seduti a mangiare la loro merenda senza rivolgersi agli altri, i più chiacchieroni incredibilmente silenziosissimi, i più simpatici senza alcuna voglia di ridere e scherzare, gli amici più stretti di Luca ed Alessandra assolutamente indifferenti.
Nei giorni che seguirono Luca ed Alessandra continuarono a chiedersi cosa stesse accadendo e perché non fosse successo anche a loro di perdere voglia di fare qualsiasi delle cose belle e divertenti che erano soliti fare. Forse una strana malattia aveva attaccato la loro classe? Forse un virus che rendeva i ragazzi quasi degli zombie era penetrato nella loro scuola ad insaputa di tutti?… Ma allora perché non erano stati contagiati anche loro? Ne erano forse immuni? Oppure avevano scoperto un antidoto senza neanche saperlo? Non riuscivano a darsi una spiegazione plausibile. Solo alcuni genitori iniziarono ad accorgersi del comportamento insolito dei figli, ma non ottennero grosse risposte dai propri figli.
I due amici decisero di investigare sull’accaduto, con un po’ di osservazione così scoprirono alcune cose interessanti.
Alessandra invitò a casa sua Luca e, dopo molte insistenze, la loro amica Lucia, la quale arrivata a casa, era esitante ad entrare e li salutò giusto con un cenno timido. Dopo aver giocato un po’ insieme, si fermarono a fare la merenda e piano piano Lucia, con loro grande sorpresa, sembrò tornare come prima: prima un abbozzo un sorriso, poi qualche battuta, gli occhi verso di loro e pian piano tornò ad essere allegra e divertente come lo era sempre stata. In un altro caso accorgendosi che Giacomo, uno dei loro compagni di classe, tornava sempre a casa a piedi da solo andando verso la direzione di casa loro, decisero di accompagnarlo. Anche con Giacomo avvenne la stessa magia: da silenzioso e a testa bassa come era diventato, gli occhi vispi e attenti ritornarono e le mille domande e il ridere di gusto. I due amici si chiesero cosa volesse dire quello che avevano osservato ma, nel frattempo, non smisero di cercare uno ad uno i loro compagni. In qualche settimana la classe cominciò a tornare alla solita vitalità rassicurante. Dai fatti che si susseguirono i due ragazzi finalmente capirono.
Lo stare insieme e l’amicizia erano davvero l’antidoto a questa malattia che sembrava far diventare tutti tristi e senza desiderio. Ciascuno dei loro compagni, dopo aver riacquistato il sorriso, raccontò il perché si era rattristato così. Alcuni si sentivano troppo stanchi e incapaci di fare tutte le cose della settimana. Altri invece erano sempre soli a casa. Molti erano preoccupati per qualsiasi cosa succedesse e qualcuno si sentiva sempre nel posto sbagliato. Mano a mano queste cose avevano preso il sopravvento, ma guardandole in compagnia di un amico, quei mostri che sembravano invincibili venivano sconfitti. Così Alessandra e Luca decisero di ritrovarsi insieme ogni volta possibile per raccontarsi, ridere, scherzare e sognare fino ad addormentarsi sereni per iniziare un nuovo giorno.
Nessun mostro o paura avrebbe potuto prendere il sopravvento affrontato tutti assieme in quel modo.
Elisabetta Senni e Cesare Cafarotti
Docente responsabile: Prof. Massaro Nicola
Succede da noiDocente responsabile: Prof. Massaro Nicola
Questo quello che è successo qualche giorno fa nella classe III A alle parole della Prof.ssa Passariello; la questione è ormai sulla bocca di tutti, tra i banchi di scuola e fuori. La vicenda è andata grosso modo così. La prof.ssa è entrata in aula, […]
Interviste e recensioni Succede da noiQuesto quello che è successo qualche giorno fa nella classe III A alle parole della Prof.ssa Passariello; la questione è ormai sulla bocca di tutti, tra i banchi di scuola e fuori.
La vicenda è andata grosso modo così.
La prof.ssa è entrata in aula, si è accomodata e, rivolgendosi a noi, ha detto: “Ho due notizie, volete sapere prima la buona o prima la cattiva?”.
Noi tutti abbiamo subito pensato che la buona notizia fosse una gita e, nella nostra felicità, abbiamo posto poca attenzione a quale potesse essere la cattiva. “Forse un tampone?” Forse solo un numero limitato di noi poteva partecipare ad una eventuale gita?” i pensieri più ricorrenti.
Così qualche voce ha chiesto innanzitutto di sapere la cattiva notizia per levarsi il peso e da qui è cominciato il DIBATTITO.
Le parole sono state queste:
“La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno”.
Detto dalla prof.ssa di religione queste parole ci sono sembrate ancora più sconvolgenti.
All’inizio pensavamo di avere capito male ma, alla conferma della frase da parte della prof, abbiamo avuto un senso di incomprensione e smarrimento totale.
Noi tutti vediamo la materia di Religione come l’insegnamento del cristianesimo e questa insegnante come colei che ha il ruolo di diffondere la parola di Dio. Nonostante il nostro smarrimento, la Professoressa ha proseguito la spiegazione, motivando la propria opinione riguardo l’esistenza di Dio e sostenuta da alcuni di noi che dicevano che se Dio fosse esistito veramente nel mondo non ci sarebbe stato peccato.
L’insegnante poi ha continuato chiedendo il motivo per cui alcuni di noi facessero la Cresima, ricevendo come risposta “per confermare il Battesimo”. Di conseguenza ci ha domandato perché avessimo fatto il Battesimo e come risposta ha ricevuto “Non abbiamo deciso noi di essere battezzati”. A questo punto sulla classe è calato il silenzio e la Professoressa ha spiegato perché stava potenzialmente ribadendo che Dio non esiste.
Nel 2009 per le strade di Genova prima, in tutta Italia poi, circolarono degli autobus con la scritta “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno”. Lei vide quegli autobus e reputò tale frase giusta. Queste pubblicità erano state pagate da un gruppo di atei che avevano speso una somma di circa € 31.117, 18. La circolazione di questi autobus è stata immediatamente fermata, ma intanto la frase è rimasta impressa su milioni di persone e nelle orecchie di almeno 14 alunni della classe III A.
Nell’immagine riportata qui sopra, possiamo vedere uno dei tanti autobus per le strade di Genova che aveva lo scopo di diffondere questa notizia.
Dopo averci scaldato gli animi e fatto riflettere, la Professoressa ha deciso di aprire un dibattito. Alcuni di noi avrebbero dovuto sostenere la tesi “dell’esistenza di Dio”, gli altri invece avrebbero dovuto avallare l’opposto. Durante questo confronto, alcune persone che sostenevano l’esistenza di Dio sono passate dall’altra parte e viceversa. Ci vorrebbero pagine e pagine per raccontare tutto il dialogo che, successivamente, si è trasformato in un dibattito fin troppo acceso ma, sintetizzando, le teorie principali che sono uscite sono due:
Sostenitori dell’ESISTENZA di Dio: “Vi domando, avete mai detto una bugia durata per tanto tempo? Bene, LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE, se fosse stata una bugia, non sarebbe di certo durata 2000 anni.”
Sostenitori dell’INESISTENZA di Dio: “La storia non mente, le analisi dicono la verità, è grazie al BIG BANG. E poi, quali prove avete voi per dimostrare l’esistenza di Dio?”
Alle fine della discussione la Professoressa ha lasciato l’aula, ma ci ha lasciato tanto mistero e tanti pensieri così che la diatriba è continuata nonostante la ricreazione…
Dopo questo dibattito abbiamo INTERVISTATO alcuni alunni della classe III A per sentire i loro pareri e le loro opinioni riguardo la questione dell’esistenza di Dio.
Intervista Alunno 1:
-Cosa pensi riguardo l’argomento discusso in classe sull’esistenza di Dio?
Allora, secondo me, sulla domanda del bus a Genova, è vero, non che io sia ateo, insomma, sono andato al catechismo, alla cresima eccetera eccetera… Ehm… Però, insomma, secondo me è vero.
-Quindi tu affermi che Dio non esista?
Ehm, abbastanza, anche se alcune volte ci faccio affidamento, anche se qualche volta non serve, però, sì, secondo me è questo.
-Cosa hai ricevuto facendo affidamento a Dio?
Mi è costato solo fatica e preghiera, non mi è mai successo niente.
-Perché allora continui a credere in Dio?
Dare fede a qualcuno non costa niente…
Intervista Alunno 2:
-Cosa pensi riguardo alla questione che è stata aperta in classe sull’esistenza di Dio?
Secondo me la professoressa lo ha fatto per non farci credere a tutto, per non essere creduloni e per non farci ingannare. Ha detto una bugia, i professori non devono dire per forza la verità, ma bensì lo dicono per non farci ragionare ad occhi chiusi, e per prendere giuste decisioni, indipendentemente da chi ce lo dice.
– La Professoressa crede in Dio? Allora perché ha potenzialmente sostenuto una opinione atea?
Crede in Dio, ha detto ciò soltanto per farci ragionare.
-Sei d’accordo sul fatto di scrivere sul proprio quaderno che Dio non esista?
Non lo so, vuole solo farci capire come affrontare le situazioni come dibattiti…
Intervista Alunno 3:
-Cosa ne pensi riguardo al dibattito che è stato affrontato in classe?
Penso che è stata una notizia inaspettata e che secondo me dovrebbe dirci direttamente se esiste oppure no al posto di lasciarci senza parole.
– La Prof crede nell’esistenza di Dio? Perché allora, sta sostenendo un’opinione atea?
Secondo me crede, però vuole farci capire veramente cosa vuol dire credere in Dio, quindi ci fa tipo dubitare
-Reputi giusto scrivere sul proprio quaderno la frase “Dio non esiste…”? Non va contro la religione cattolica?
Allora, dato che è argomento di cui vuole parlare la Prof sì, perché poi secondo me spiegheremo meglio la questione…
Intervista Alunno 4:
-Cosa ne pensi riguardo al dibattito che abbiamo aperto in classe durante l’ora di religione?
Allora sono rimasto un po’ sbalordito da questa notizia, soprattutto perché ci è stata detta dalla Prof di religione. Non mi sarei mai aspettati ci dicesse questo però secondo me è giusto discuterne.
-La Professoressa crede in Dio? Perché sta potenzialmente sostenendo un’opinione atea?
In questo momento non so rispondere proprio con certezza a questa domanda perché non ce l’ha detto neanche lei, però penso che nel corso dell’anno ci darà sicuramente una riposta precisa e ci farà capire. Da quello che ci ha detto nella scorsa lezione mi viene da dire che non crede in Dio, proprio perché non ne abbiamo bisogno; però ci sarà un motivo per cui insegna religione, che comunque anche se non parla solo di Dio è comunque la base di tutto.
– Pensi sia giusto scrivere sul proprio quaderno la frase “Dio non esiste…”?
Si, è giusto scriverlo perché è un argomento di cui discuteremo e parleremo tutto l’anno e a cui dovremo darci delle risposte che capiremo durante il corso dell’anno.
Matteo Pisapia e Giuseppe D’Angelo
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