0 3 min 2 anni

Squid Game, 

due semplici parole che molto probabilmente vi rimandano a più di qualcosa.

Si tratta di una serie tv coreana, lanciata in Italia da Netflix questo settembre,  vietata ai minori di quattordici anni.

Vi chiederete: qual è  il problema?

Nessuno, infatti.

La questione si pone solo quando il suo pubblico non ha una maturità “appropriata”.

E allora, giustamente, vi domanderete: in che senso maturità non “appropriata”?

Beh, credo che ci sia un solo senso in risposta a questa domanda, ovvero che l’età c’entri fino ad un certo punto.

Ovviamente è molto difficile che un bambino di 8 anni abbia già un maturità appropriata -a meno che il bambino in questione non sia un super intellettuale, utilizzi correttamente ogni congiuntivo possibile e adori le sinfonie di Beethoven- ma possiamo dire che tendenzialmente ad ogni età c’è una maturità corrispondente. 

 Dico questo perchè la serie sta avendo conseguenze terribili per i bambini.

Si sente di bambini che, giocando alla normalissima 1 2 3 … stella, hanno cominciato a bastonare chi si muoveva.

Ma non solo: ci sono state molte scene violente di bambini che senza una ragione concreta hanno preso a calci compagni di giochi di squadra.

Non sto assolutamente dicendo che i bambini siano stupidi, anzi,  stessa cosa potrebbe succedere ad un ragazzo di quindici anni o uno stesso adulto che non abbia la maturità per capire il vero messaggio di Squid Game:

la società di oggi è fondata solo sul denaro, per quello si sacrifica e si uccide; le persone sono di serie a se ne hanno tanto, altre contano praticamente nulla.

Quindi, secondo me, il concetto vero è che non bisogna pensare di mettere al bando la serie in sé, ma piuttosto bisogna avere una maturità adeguata per vederla.

Ora, può essere fatto un divieto per le persone con poca maturità?

Certamente no.

Si stima che questa maturità possa avvenire grosso modo a quattordici anni, ma può naturalmente essere raggiunta anche prima, dopo o purtroppo, non raggiunta mai.

Quindi, in conclusione, il problema non è la serie, ma bensì  il pubblico a cui arriva.

Alla fine, dunque, la decisione spetta al genitore o tutore che sia, il quale, dovrà essere consapevole di ciò che il proprio figlio sta guardando e valutare se la visione sia o meno adatta.

Sofia Duranti/ Chloé Baffi